Una minestra in scatola nel
Medioevo.
Anche se alle popolazioni ungheresi antiche non
mancava la carne fresca, essi avevano comunque
messo a punto un metodo per conservarla. Un
cronista italiano del XIV secolo riporta come i
magiari usassero cuocere in enormi paioli la
carne di manzo fortemente salata, per poi
disossarla e ridurla in piccoli pezzi. Questi
pezzi di carne venivano essiccati in forno o al
sole e poi ridotti in polvere in un mortaio e
infilati in sacchetti di lino. I guerrieri che
si trovavano sui campi di battaglia, dovevano
semplicemente sciogliere questo preparato
nell'acqua bollente e in men che non si dica
ecco pronto un cibo molto nutriente. Il
cronista, impressionato da questa scoperta,
aggiunge che questa zuppa era molto energetica
ed era grazie
a essa che quei guerrieri riportavano così tante
vittorie. Questo antico procedimento
di conservazione della carne sopravvisse, anche
se in forme più evolute, nella pianura fino a un
passato recente. Un altro metodo di conservare
la carne
invece fa parte del mondo delle leggende. I
cronisti medievali raccontavano con tono di
disprezzo come i magiari fossero soliti
ammorbidire i pezzi di carne sistemandoli sotto
le selle, per poi mangiarli. Questa leggenda è
molto diffusa
ancora ai tempi nostri, ma nel frattempo si sa
con certezza che non corrisponde a verità. È
vero però che presso le popolazioni nomadi
orientali è in uso applicare un pezzo di carne
cruda sulla schiena del cavallo
ma solo
per usi curativi, come se si trattasse di una
sorta di compressa per curare la pelle
dell'animale,
rovinata dalla sella.
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